Presepe Palestinese 2014

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giova
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Presepe Palestinese 2014

Messaggio da giova » gio dic 25, 2014 4:32 pm

Presepe palestinese 2014.

Il sito: un piccolissimo villaggio posto su una qualsiasi cresta rocciosa in un punto qualunque delle montagne del Sinai.

Il Bambino è appena nato e l’angelo non ha ancora avvertito i pastori della Sua nascita per cui nel piccolo villaggio la vita si svolge normalmente.
Il “focus” cioè l’obiettivo di questo anno è quello di evidenziare la felicità e la gioia che un padre prova per la nascita del proprio figlio (in quell’attimo è solo felicità e gioia: l’amore verrà in seguito).
E’ un momento unico nella vita. e non si è mai preparati abbastanza ad accogliere questa gioia. Irripetibile l'emozione, il terrore, la felicità, la meraviglia, lo sgomento: la nascita di un figlio, nel momento esatto in cui il bambino viene alla luce, porta nel padre tutto questo (sentimenti che si dipingono sul volto, lo sguardo che si trasforma, impulsi tradotti e traditi da espressioni quanto mai pure e vere, ……)
E’ tutto questo che ho voluto esprimere con l’ipotetica scena (descritta più sotto) che si svolge all’interno della grotta e che termina con la figura di Giuseppe che alza al cielo il Bimbo.

Maria e Giuseppe hanno trovato asilo all'interno di questo povero rifugio pietroso accomunati nella sorte a degli animali. Giuseppe ha il capo reclinato sul petto come se pensasse a quello che tra brevissimo avverrà: la nascita di “suo Figlio”. Si mette in ginocchio e prega con le mani strette sul viso. Le leva ogni tanto per vedere Maria: non sa come aiutarla. Infine vede Maria che alza il capo come per una chiamata celeste ed un sorriso non umano la trasfigura.
Che vede? Che ode? Che prova? Solo Lei lo può dire.
Vede che la luce si sprigiona sempre più dal corpo di Maria. Ormai è Lei la Depositaria della Luce, quella che deve dare questa Luce al mondo.
La volta piena di crepe, di ragnatele, di macerie sporgenti che stanno in bilico per un miracolo di statica, nera, fumosa, repellente, gli sembra diventata la volta di una sala regale. Ogni pietrone è un blocco di argento, ogni crepa un guizzo di opale, ogni ragnatela un preziosissimo baldacchino intessuto di argento e diamanti.
E la luce cresce sempre più. E' insostenibile al suo occhio. In essa Maria scompare, come assorbita da un volano d'incandescenza. Quando la luce ritorna ad essere sostenibile ai suoi occhi, vede Maria col Figlio neonato sulle braccia: i due sposi si guardano.
Maria dice: «Prendi, Giuseppe» e offre il Neonato.
«Io? A me? Oh, no! Non sono degno!». Giuseppe è sbigottito, addirittura annientato all'idea di dovere toccare Iddio.
Ma Maria insiste sorridendo: “Tu ne sei ben degno. Nessuno più di te lo è, e per questo l'Altissimo ti ha scelto. Prendi, Giuseppe”
Dolcemente Giuseppe, rosso come una porpora, stende le braccia e glielo prende con le sue ruvide mani da falegname e, quando lo ha fra le braccia, non persiste nell'intenzione di tenerlo discosto da sé per rispetto: è un piccolo Bambino che annaspa e zampetta con le manine e coi piedini , che vagisce con una vocina tremula, proprio di agnellino appena nato, che muove la testolina, una tonda testolina.
Lo guarda piangendo e ridendo insieme: è il suo Bambino.
E’ felice. E’ pieno di gioia.
“Offriamolo a Dio Padre” dice a Maria.
E Giuseppe alza la sua Creatura al cielo. Poi un grande scoppio di pianto e sussurra:”Oh! Signore! Dio mio!”
……….Ma la grotta è gelida e Giuseppe sente che il Bimbo ha freddo: vorrebbe coprirlo con la sua ruvida veste, scaldarlo, difenderlo dal freddo della notte.
Ma Maria lo previene dandogli qualcosa di più soffice e caldo
.

Quest’ultima frase evidenzia l’esistenza di qualcosa di più profondo della sola felicità e gioia espressa da Giuseppe ed è quello insito in Maria. E’ la mamma che in quell’attimo prova immediatamente, a differenza del padre, oltre felicità e gioia anche l’amore per il figlio (avendolo già conosciuto per averlo portato in sé per un lungo periodo): ecco il gesto spontaneo e naturale di una madre che pensa prima di tutto al bene del figlio.

La nascita del Bambino di Betlemme è l’evento cardine dell'evoluzione umana e non può essere certo un evento semplice: è un evento che racchiude in sé tutta la storia e le profezie umane passate e annuncia e porta con sé tutta la storia futura dell’umanità. La manifestazione che Dio si è “schierato” una volta per tutte dalla parte dell’uomo è il grande “regalo” del Bambino che ci ha portato un’energia spirituale che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze.
Quanto sopra è ciò ho voluto esprimere inserendo un luogo utopico/irreale (rispetto al paesaggio roccioso e desertico reale) con una natura a due facce: quasi brulla a sinistra della grotta, rigogliosa a destra soprattutto merito dell’acqua (l’energia sopradetta) che dolcemente scende ad irrigare il terreno.

Le statuine di Giuseppe, Maria ed il Bambino (che può essere messo in varie posizioni tra le mani di Giuseppe essendo da esso svincolato) sono state realizzate dall’amico Paolo Stoppa (al link http://www.gfmnet.it/gfm/paolostoppa/ si può vedere il particolare stile dell'artista – altre opere sono al link http://www.sitohd.com/giovapresepi/ [ciccando sulla natività si entra nella galleria che può essere vista ciccando sulla figura “Paolo Stoppa”]. La spiegazione del perché tutte le sue opere siano senza volto è data dall’artista stesso: “Ed è per questo motivo che essendo figure universali non possono essere identificate con volti riconoscibili. Nelle mie opere, siano esse quadri o statue, io cerco di rappresentare un umanità universale e senza una precisa collocazione temporale ma che possa suscitare una emozione di chi lo guarda. Io cerco di ricreare l'atmosfera dei soggetti attraverso le forme, i colori e gli atteggiamenti dei soggetti rappresentati”.

Altre precisazioni:
per la costruzione del presepe ho utilizzato praticamente, diciamo al 95%, solo ed esclusivamente materiale reperito in natura:
[I muri delle casupole provengono dalle sfaldature della volta delle grotte (dovute all’acqua che filtra attraverso la roccia porosa), ove anticamente si cavava la cosidetta “pietra Molera e incise con la tecnica usata dai nostri "vecchi", la parete rocciosa (inclinata a ca.120°) sulla sinistra, la falda sopra la grotta e le pareti rocciose sulla destra provengono dalle cave di sasso color rosato di Cuasso al Monte (VA), le 2 grotte sono ricavate da vecchi ceppi di acacia corrosi dal tempo, gli alberi da rami di rovi secchi e per le foglie ho usato dell'erba infestante, ……. ecc. Solo per le foglie delle palme ho utilizzato il classico metodo del nastro adesivo e, quale sostegno del suolo del villaggio, un foglio di polistirene.]
La conformazione delle rocce e delle grotte ricordano le medesime calpestate dai miei logori scarponi di vecchio alpino.
Le statuine sono di 12 cm..
Nota: non ho utilizzato piante grasse (agavi, fichi d’india, cactus, ecc.) in quanto tutte le cactacee sono di origine americana e ritengo che un presepe palestinese non possa convivere con tali piante


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