Messaggio
da ilfalegname » lun feb 16, 2009 6:03 pm
Sono sempre stato convinto che fare il presepe non è solo ""Rievocare la nascita di Gesù" e quindi un fattore religioso ma anche un modo per trasmettere ai posteri usi, costumi e tradizioni che altrimenti andrebbero perduti; così come è stato il Presepe Napoletano - vera e propria enciclopedia delle tradizioni del 700-800 dei costumi (senza di esso non si avrebbe oggi testimonianza dei costumi popolari poichè solo queste miniature sono giunte intatte fino ai giorni nostri) così il Presepe Ligure, Siciliano e via dicendo.
In questa ottica l'impegno è continuare quel lavoro intrapreso prima di noi con tanto amore.
Roma Sparita - La festa de' lì cancelletti non è lasciata al caso ma, seppur abbia una ricostruzione di fantasia (l'architettura seppur semplice è ripresa da quadri famosi), racchiude in esso uno studio di usi e costumi nonchè storico; di seguito la descrizione:
La rievocazione della nascita di Gesù rappresenta un “messaggio di fede e speranza” e come tale non ha una collocazione storica definita. In questo diorama la rappresentazione è ambientata in una Roma sparita dell’800; da poco tempo PioVII ha fatto togliere “i cancelletti” alle osterie (introdotti da Leone XII per impedire ai clienti di entrare: potevano infatti comprare il vino a portar via, senza fermarsi a bere in modo da evitare liti e coltellate) ed il popolo romano brinda e balla.
La scena di destra è tratta da un quadro di Ernest Meyer e rappresenta una famiglia ciociara che porta il figliolo a studiare in convento; nel quadro originale la famiglia è già al cospetto del frate priore con una lettera di raccomandazione, mentre nel diorama è rappresentato un attimo prima quando, non conoscendo Roma, la famiglia chiede indicazioni ad uno scrivano ( antico mestiere – gli scrivani erano riuniti nella confraternita dei SS Giovanni Evangelista e Nicola di mira – Roma 1561) dove poter trovare il convento. Il bambino, ansioso della novità, abbraccia il tacchino da porgere in dono con altri prodotti ciociari al frate priore.
Più centralmente la castagnara guarda una bambina che gioca con un gattino – quanti ricordi affiorano la mente e quanta malinconia; la scena rappresenta l’altalena della vita.
La mamma della bambina richiama il marito che sta giocando a “morra” (gioco semplice e primordiale spesso ritenuto d’azzardo, che aveva bisogno solo delle mani e di un buon timbro di voce) con un giovine appoggiato su un rudere ( i ruderi nell’800 erano sparsi per le vie di Roma e spesso venivano utilizzati come materiale per la costruzione delle case – vedi angolo dell’osteria).
Sull’uscio della porta l’oste incuriosito, , osserva i due danzatori di “saltarello” (ballo tipico romano accompagnato solitamente dal suono del mandolino, della chitarra, del “colascione” e dei tamburelli – è quello che caratterizza la Roma popolare dell’800).
In piedi un suonatore in stile pinelliano – seduto un secondo suonatore - raffigurazione tratta da ottocentisti danesi.
Infine centralmente La Natività – “Il Messaggio” - che vuole ricordare che c’è ancora speranza.